Un anno di Re Carlo che seguirà 228 enti benefici in più. E non rinuncia al sogno di riunire la famiglia (come voleva la regina)

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di Enrica Roddolo

Il 6 maggio 2023 l'incoronazione a Londra. Il varo del Coronation Food Project, primo progetto da re. E la continuità con l'Età Elisabettiana. Il sogno di pacificazione con Harry che l'8 maggio sarà a Londra

«Eddie well done and thank you», ben fatto Eddie e grazie. Sono le parole di re Carlo, dopo aver ricevuto a Westminster Abbey la corona di St Edoardo, seduto sul trono secolare nel quale era incastonata la leggendaria pietra di Scone. Eddie è il Duca di Norfolk, l'Earl Marshall, colui che per tradizione - all'incoronazione di Carlo come a quella della madre Elisabetta - ha avuto l'incarico di organizzare la complessa macchina del rito un anno fa. 



E prima di lasciare l'abbazia a Londra, il 6 maggio di un anno fa,  salendo sul Gold State Coach il maestoso cocchio d'oro restaurato per il Giubileo di Elisabetta un anno prima, il re gli ha rivolto quelle parole di soddisfazione e ringraziamento. Lo rivela un anno dopo il Duca. Alla vigilia del primo anniversario.



Parole che svelano il re privato, dietro al sovrano ufficiale mentre si chiude l'anno uno dell'Età Carolingia. E spiegano molto di quanto Carlo III ha fatto in questi 12 mesi, nonostante l'imprevisto della malattia, del cancro che l'ha fermato per le cure per settimane, ma che alla vigilia del primo compleanno dell'Età Carolingia, dopo la prima uscita pubblica martedì scorso, sembra già lontano. 



«Ho incontrato il sovrano a Buckingham Palace l'1 maggio e ho trovato Re Carlo in buono spirito», come ha raccontato al Corriere Federico Marchetti, l'unico italiano (oltre al presidente Sergio Mattarella), invitato all'incoronazione del sovrano un anno fa. 



Un traguardo, questo primo anno da re, in cui Carlo ha messo a frutto la lunga preparazione come principe di Galles. E ha svelato finalmente la sua cifra. Come? Con il suo primo grande progetto lanciato in autunno: il Coronation Food Project che fa di lui il primo sovrano che, a dispetto dello sfarzo e dei tesori che ammantano il mito della monarchia, lascerà il segno come re anti-spreco: il sovrano della guerra agli sperperi alimentari, con la grande iniziativa di recupero del surplus di cibo che finisce in discarica. «Carlo è guidato da due grandi sensibilità: economia circolare e volontariato e per il Coronation Food Project il re si è ispirato ai freezer donati alla nostra charity, Felix Project che da anni lavora per il recupero del cibo», come ci ha spiegato la ceo di Felix, Charlotte Hill



Il piano col sigillo del re era iniziato proprio a maggio 2023, all'incoronazione con il recupero del Coronation food avanzato dopo il concerto a Windsor e nei Royal parks. Lo strumento, il braccio finanziario del piano è The Prince of Wales's Charitable Fund che con mini grant di 1.500-5mila sterline aiuta le comunità: già destinati 70 milioni. 

In fondo Carlo è un re che ha sempre creduto nella forza del volontariato. 



Sin da quel 1976 quando decise di utilizzare la sua buonuscita dopo il servizio in Marina, 7.400 sterline, per iniziative sociali. Aiutò così, per esempio, una diciannovenne che aveva in mente di lanciare un centro sociale a Haggerston. Piccoli inizi, l'avvio del Prince's Trust, rinominato a novembre King's Trust, che giovedì sera a New York, a Casa Cipriani, ha dato il suo primo gala per aiutare le iniziative benefiche del re con divi e divine, da Lionel Ritchie a Kate Moss



Un «Re del Terzo settore», non a caso dopo l'incoronazione solenne il 6 maggio 2023 e dopo il concerto pop il 7 maggio a Windsor, aveva voluto un giorno, l'8 maggio, dedicato una grande iniziativa sociale battezzata TheBigHelpOut. Ovvero: l'invito a tutti, per celebrare l'inizio di un nuovo regno, a spendersi per un giorno di volontariato. 



Eppure delle mille charities che sino al regno di Elisabetta II hanno beneficiato di un patronato reale adesso oltre cento resteranno senza. La monarchia snellita, necessaria per i tempi nuovi con uno scrutinio più meticoloso sui conti reali che anche all'incoronazione un anno fa per esempio aveva consigliato di fare a meno di tiare e diademi per gli invitati Royal, e il desiderio di «concentrare le energie su meno progetti ma più a fondo» - come ha spiegato il principe William in estate - hanno fatto sì che oggi solo 800 charities potranno continuare a vantare un patrono Royal. L'annuncio del grande lavoro di revisione e redistribuzione dei patronati arriva alla vigilia del primo anniversario dell'incoronazione



Per parte sua però il re, nonostante le cure per il cancro, ha deciso di farsi carico di rappresentare altre 228 charities in più: ne seguiva già 441 adesso sono 669 in totale. Mentre la regina Camilla ne ha aggiunte 14. 



In sottofondo «c'è una parola che sintetizza bene l'esordio di re Carlo: Continuity, continuità, che è la vera forza di una monarchia costituzionale» mi ha detto Jonny Dymond, storico Royal correspondent della Bbc. E in effetti i rituali della monarchia con Carlo re sono rimasti immutati. I grandi ricevimenti di stato - come quello che darà a giugno a Buckingham Palace in onore dell'imperatore del Giappone Naruhito - come le tradizioni: il Natale a Sandringham con il discorso tv e la Pasqua Windsor, l'estate a Balmoral, tutto come era tradizione con Elisabetta. 



Una Corona pesante, ingombrante da ereditare quella della madre. Ma che Re Carlo ha saputo indossare. Senza tradire la lezione della regina dei record, ma senza rinunciare a innovare. A modo suo.



La differenza la fa la disponibilità di Re Carlo ad ascoltare, come mi ha spiegato Sir Peter Westmacott, che con Carlo ha lavorato. «Ha un approccio caldo, partecipe di quanto ascolta dalla gente. Ed è soprattutto capace di coinvolgere». In effetti il suo talento di networker è indubbio: ha creato la Sustainable Markets Initiative chiamando a raccolta Ceo di grandi gruppi attorno a un obiettivo di sostenibilità ambientale. «E' interamente intuitivo. E conosco davvero poche persone che hanno la stessa intelligenza emotiva di Carlo. Non è solo questione di fare le cose, ma di sentirle» ha confidato l'amico Tim Knatchbull. 



Ma le sue passioni e le sue convinzioni gli hanno spesso attirato critiche. Non tanto per il suo punto di vista, ma proprio perché il re ha opinioni: ha un suo punto di vista. E su molte questioni sul tavolo dell'attualità. Al contrario della madre, che per una vita è stata una «sfinge» insondabile. Lui ha un chiaro punto di vista e un cuore da crociato, da combattente e, arrivato al trono a 73 anni, è chiaro che non può fare altrimenti che seguirlo. Assecondarlo. «Charles the King (to be) of Spin». Carlo il re (in pectore) dello Spin, c'era scritto nel 2007 in un blog della London School of Economics. Carlo, il pacificatore - «sono un peacemaker» ha detto lui stesso nel 2020 sulle nevi di Davos



Un re che un anno dopo quel 6 maggio 2023, non è mai stato così amato. «Coraggio, mai demordere» gli hanno gridato alla sua prima apparizione pubblica a Pasqua, dopo il cancro. E venerdì sera al Windsor Horse Show dove ha voluto essere sugli spalti dello spettacolo ippico come era stato tradizione per Elisabetta fino all'ultimo, fino al 2022, Carlo non ha lesinato abbracci e gesti d'affetto verso nipoti (Zara Phillips, figlia di Anna) e i fratelli (Edoardo con la moglie Sophie i nuovi duchi di Edimburgo). Un re che ha chiaro il suo dovere, il suo duty. Ma che non rinuncia al cuore, agli affetti di famiglia. 



Harry fra pochi giorni tornerà a Londra per i 10 anni degli Invictus Games. E nel cuore del re, un anno dopo l'incoronazione in cui aveva voluto anche il figlio ribelle, un nuovo incontro è più che un desiderio.

5 maggio 2024 ( modifica il 5 maggio 2024 | 16:50)

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