Cosa succede se la politica scompare da Instagram

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In questi giorni, qualcosa è cambiato su Instagram, anche nel nostro Paese. Lo ha annunciato una notifica comparsa in alto, nella sezione Esplora. Che, in breve, annunciava l'arrivo in Italia della limitazione dei contenuti politici sulla piattaforma.

Una mossa annunciata, di cui avevamo parlato qui qualche tempo fa. Meta ha deciso di frenare la diffusione dei contenuti di natura politico-sociale su Instagram e Threads, con ogni probabilità con l'obiettivo di evitare problemi in vista delle elezioni previste nel 2024. E quindi, da questa settimana, nella sezione Reels e in quella Esplora, i contenuti che il sistema individua come politici non vengono più mostrati, a meno che non si tratti di account che seguiamo.

È un'impostazione predefinita che, come utenti, possiamo cambiare. Basta cliccare in alto a destra, sulle tre righe, andare in Impostazioni e, da lì, in Contenuti suggeriti. In questo spazio, è comparsa una nuova opzione: Contenuti di natura politica. Selezionando quest'ultima possibilità si può scegliere di "non limitare i contenuti di natura politica delle persone che non segui".

Perché è importante: le abitudini di fruizione e come ci informiamo

Quella di Meta è una mossa di pubbliche relazioni che può avere conseguenze sulle modalità in cui le persone, soprattutto più giovani, accedono al mondo e si informano. Secondo l'ultimo rapporto Censis, nel 2023 il solo Instagram è stato considerato una fonte di informazione dal 15,3% degli utenti italiani. È un processo naturale, comune a tutti i social media: gli spazi in cui trascorriamo molto tempo diventano presto onnicomprensivi. Ci aspettiamo, insomma, di trovarci dentro tutto, che la nostra esperienza di utenti possa esaurirsi all'interno di quei confini, in quei linguaggi.

E questo è ancor più vero per la sezione Reels, quella che Instagram ha mutuato (per usare un eufemismo) da TikTok. In questo spazio, i video che vediamo provengono anche da account non seguiti: sono suggeriti sulla base degli interessi che mostriamo di avere. È qui che molti utenti, come su TikTok, accedono a porzioni di mondo, scoprono idee, vengono a contatto con potenziali interessi o si intrattengono.

È una fruizione molto televisiva, se ci pensate. Uno entra per passare un po' di tempo e il palinsesto, in questo caso automatico e personalizzato, gli propone qualcosa. Non è che uno cerchi di informarsi, ma, magari, finisce per farlo perché lì dentro è esposto a un gruppo di contenuti molto ampio, compresi quelli di natura politica e sociale.

Ecco, se dal palinsesto scompaiono alcuni temi, lo scenario migliore è che di quei temi si vada alla ricerca fuori dal social network dove, senza dubbio, gli spazi di approfondimento e comprensione del mondo sono più ampi. L'altra possibilità però è che, soprattutto per chi non ha una particolare volontà di informarsi, quel pezzo di realtà semplicemente scompaia, perso tra l'ennesima ricetta o il prossimo trend virale.

Se l'identità è un tema politico…

Negli Stati Uniti, dove questa misura è già attiva da un mese circa, qualche conseguenza si vede già. Soprattutto nella capacità di Meta di rispondere a una domanda cruciale: quando un tema è politico?

La definizione che l'azienda offre è piuttosto vaga e sembra includere anche argomenti di impegno sociale. O, addirittura, identità personali, che diventano politiche perché sono oggetto di dibattito pubblico. E infatti, secondo un articolo pubblicato dal Washington Post, a essere penalizzati maggiormente dalla nuova impostazione di Instagram, oltre a giornalisti e giornaliste indipendenti, sono creator donne, neri/e, disabili e appartenenti alla comunità LGBTQ+.

Perché sembra che per Meta politica sia qualunque cosa controversa, oggetto di un qualche genere di dibattito pubblico. Che è comprensibile, se cerchi in tutti modi di evitare problemi reputazionali. Lo è meno se a decidere cosa è politico è un'azienda privata, a cui è affidato l'accesso al mondo di alcuni milioni di persone nel nostro Paese.