25 aprile, l'anniversario della Liberazione a Trieste

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25.04.2024 - 17.27 - Si è svolto oggi a Trieste, nella tradizionale cornice della Risiera di San Sabba, il settantanovesimo anniversario della Liberazione. Una cerimonia caratterizzata, nel suo insieme, dalla contrapposizione tra interno ed esterno propria dell'edificio: il succedersi dei discorsi, nel contesto di una relativa quiete, era infatti caratterizzato dal sottofondo del rumore del corteo antifascista non autorizzato giunto dal rione di San Giacomo. Urla, riecheggiare di megafoni, esplodere di petardi; eppure suoni attutiti dalle pareti di cemento. Man mano che la cerimonia proseguiva il rumore s'intensificava, inframezzato dagli occasionali interventi spontanei dal pubblico presente nel cortile.

Dopo la presentazione dei gonfaloni di Trieste e Muggia e l'apposizione delle corone da parte dei rappresentanti di gruppi e associazioni, il sindaco del Comune di Trieste Roberto Dipiazza ha preso la parola, definendo la Liberazione come "rivolta di un popolo contro l'oppressore" e la Resistenza come "di un popolo e non di una sola parte". La Liberazione pertanto "come festa unitaria" all'insegna di "una libertà conquistata come bene di tutti".

"Ora che la guerra è tornata nel cuore dell'Europa" serve "una solidarietà tra nazioni riscoperta e rinnovata". Pertanto occorre "fare memoria tra i giovani" e una nuova "vigilanza democratica", perchè "non si può avere la Liberazione senza pensare a quanto è avvenuto in questi luoghi", cioè nella Risiera di San Sabba.

La Liberazione pertanto come "impegno concreto per una fase di rinascita". "Non solo celebrazione o ricorrenza, ma tornare a parlarsi col linguaggio della pace".

Il discorso, alla sua fine, è stato contestato da alcuni presenti che hanno criticato l'assenza della parola 'antifascismo', intonando poi "Ora e sempre resistenza".

È seguito il discorso di Goran Cuk, vicesindaco di San Dorligo della Valle - Dolina, il quale ha riflettuto sul concetto di confine, "per alcuni stretti, per altri largo, per altri ancora divisorio". Servirebbe invece "un tentativo di costruire una realtà storica condivisa", a partire dagli studi di storiografia congiunti italo-sloveni. Cuk ha ripercorso, in sintesi, le vicende che portarono alla Risiera, cioè l'occupazione dapprima fascista e poi nazifascista del Litorale, qualificando l'occupazione italiana di Lubiana quale "culmine dell'aggressione imperialista del fascismo". In particolare Cuk ha citato, accanto ai campi di concentramento italiani nei Balcani, anche quelli in Africa, cioè in Somalia, Libia, Eritrea ed Egitto.

Floriana Rizzetto (Presidente ANPI di Padova) ha poi preso la parola con un discorso di commemorazione denso di riferimenti alla politica odierna: dopo il ricordo della Resistenza, con un'enfasi sul ruolo femminile ("la strada per il progresso civico delle donne"), Rizzetto ha criticato che "si sta tentando di mettere mano al testo costituzionale" onde avere "un premierato, all'insegna del mito dell'uomo solo al comando". Egualmente si è criticata l'autonomia differenziata, ritenuta anti costituzionale.

Matteo Slataper (Cgil) ha ripreso il discorso della Costituzione minacciata iniziato dalla Rizzetto, ricordando come i nazifascisti "perseguitassero ogni diversità vera e presunta, specie i nostri concittadini sloveni e croati". In particolare Slataper ha criticato l'imbrattamento del monumento che ricorda i caduti nella guerra di Liberazione di Servola, Sant'Anna e Coloncovez, avvenuto la scorsa notte, e l'assenza di rappresentanti istituzionali durante la commemorazione per i fucilati al Poligono di Opicina. Il discorso si è poi ulteriormente allargato, includendo citazioni di Piero Calamandrei, critiche alla "militarizzazione della vita civile", alla "repressione degli studenti", alla "censura di monologhi" (con riferimento a Scurati) ed enfatizzando le preoccupazioni per il rischio di un conflitto atomico e per il cambiamento climatico.

La cerimonia è poi proseguita con le preghiere delle comunità religiose di Trieste: il vescovo Enrico Trevisi che ha rivolto "un appello al cuore", il rabbino Alexander Meloni che ha espresso profondo cordoglio per i caduti, le preghiere in lingua dell'archimandrita della comunità greco-orientale Gregorios Miliaris e del padre della comunità serbo-ortodossa Raško Radović. Il pastore per le comunità evangeliche di Trieste, specificatamente della comunità valdese e metodista, Peter Ciaccio ha riflettuto su due versetti del libro del Profeta Amos, tracciando un paragone tra i profeti della Bibbia, "pochi e inascoltati", e coloro egualmente inascoltati che si opposero fin dall'inizio al fascismo, i "resistenti".

Verso la fine della cerimonia, prima che iniziassero i canti del Coro partigiano triestino - Tržaški partizanski pevski zbor 'Pinko Tomažič', una parte del pubblico ha intonato 'Bella Ciao' e un'altra ha urlato 'Ora e sempre Resistenza'. Quando i cori si erano ormai conclusi, alcune persone con bandiere palestinesi sono infine entrate nel cortile della Risiera.

Foto di Gabriele Crozzoli

[z.s.]