Redditi degli autonomi, la delega non colma il gap con i forfettari

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Anche dopo l'ultimo schema di decreto sull'Irpef, per molti autonomi e professionisti il regime forfettario rimarrà imbattibile. Il testo approvato in via preliminare la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri interviene, dopo anni di vuoto, a revisionare le regole di determinazione "ordinaria" del reddito. Prevedendo finalmente la neutralità fiscale delle aggregazioni e stabilendo il criterio di omnicomprensività del reddito, in cui rientreranno tutte le somme e i valori, e non solo i compensi. Ma i ritocchi in arrivo non alterano i rapporti di convenienza tra il regime ordinario e il regime agevolato con imposta sostitutiva al 15%, che - tra l'altro - evita gli adempimenti Iva e può essere applicato da chi ha ricavi o compensi fino a 85mila euro annui.

Un confronto impari

Nel 2023 il 69,3% delle persone fisiche che hanno aperto una partita Iva ha scelto il regime forfettario: quasi 239mila opzioni su 344mila nuove posizioni. È un dato che testimonia un successo evidente, anche perché tra i 105mila soggetti che non hanno aderito al forfait ci sono anche coloro che non hanno i requisiti di legge, ad esempio perché partecipano a società o sono dipendenti o pensionati che avviano un secondo lavoro e percepiscono già un reddito superiore a 30mila euro. Per avere un riferimento, nel 2023 le partite Iva aperte da over 65 sono state poco meno di 14mila.

Quando il regime forfettario è ammesso dalla legge, le situazioni in cui conviene la tassazione ordinaria sono poche. Può essere il caso, ad esempio, di chi nella propria attività sostiene così tante spese che gli conviene dedurle in via analitica - una per una - anziché applicare la deduzione forfettaria prevista per l'appunto dal regime agevolato. Oppure il caso di chi si trova a versare molta Iva sui propri acquisti e ha convenienza a fatturare a sua volta con Iva per poter detrarre l'imposta.

I dati sul totale delle partite Iva attive (e non solo sulle nuove aperture) sono indicativi. Le ultime statistiche dicono che il 48,5% degli autonomi ha applicato in dichiarazione dei redditi il forfait, con percentuali variabili tra il 35,5% di chi opera nel commercio, e tendenzialmente ha più costi, e il 66,3% di chi svolge attività professionale o di consulenza. I dati, peraltro, sono aggiornati all'anno d'imposta 2021, quando il limite di ricavi e compensi era ancora a 65mila euro, ed è verosimile che le adesioni siano aumentate con l'innalzamento a 85mila euro scattato dal 1° gennaio 2023.

Pochi ritocchi per gli ordinari

Negli ultimi anni gli interventi del legislatore si sono concentrati soprattutto sull'estensione del regime agevolato. La legge delega non prevede passi indietro sul forfait - anzi, confermato come pilastro del sistema - ma una serie di modifiche ai criteri di determinazione ordinaria del reddito di lavoro autonomo (per cui, ad esempio, anche i proventi della cessione della clientela o di un archivio faranno reddito).