Visite gratuite anche dai privati se il tempo di attesa è troppo lungo: la legge fantasma che scuote la sanità in Piemonte

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Sanità e diritti: finora più teorici che pratici, stante un'informazione talora volutamente deficitaria. Parliamo delle liste di attesa - dove per le prestazioni programmate, si tratti di viste o esami, i tempi restano lunghi, e sovente improponibili -, oggetto di una recente comunicazione alle Asl da parte della Regione. La quale, dopo aver ribadito cosa sta facendo per ridurre i tempi, ricorda anche un diritto a cui hanno titolo gli utenti: se la prenotazione supera il termine indicato nell'impegnativa, è possibile chiedere la prestazione a pagamento, ma a carico del servizio pubblico.

Non è una gentile concessione ma l'applicazione di una legge dello Stato che pur datando al 1998, finora è stata sostanzialmente disattesa: per carenza di informazione da parte degli addetti del Centro unico di prenotazione regionale e delle Asl, ma anche perché, dato l'impatto che l'esercizio di questo diritto avrebbe sui bilanci delle aziende, nessuno ha mai avuto interesse a parlarne più di tanto, anzi.

Non è una gentile concessione, si premetteva, ma il frutto di una strategia da parte della Regione, benché non esplicitata in questi termini, che rispolvera la legge come ulteriore strumento di pressione sulle Asl, incentivate in ogni modo al raggiungimento degli obiettivi. Da qui la comunicazione diretta a tutti i direttori generali delle aziende sanitarie, nella quale si danno precise disposizioni sull'applicazione della norma. Del resto, non più tardi di pochi giorni fa era stato il veneto a richiamare la medesima legge.

Cosa prevede? «Al termine della ricerca, qualora non si riuscisse a soddisfare la richiesta di prenotazione entro i termini del codice di priorità specifico, o dai tempi massimi stabiliti, l'Asl di appartenenza, a seguito di un'ulteriore verifica, anche in termini di appropriatezza della prescrizione, dovrà erogare la prestazione nell'ambito dell'attività professionale intramuraria, rispettando sia il criterio di rotazione tra i professionisti sia il rapporto tra i volumi di attività istituzionale e in libera professione»: così si legge nella nota.

Quanto alla procedura, almeno a parole non pare eccessivamente complicata. Il cittadino-paziente si rivolgerà all'Urp, l'Ufficio relazione con il pubblico, della propria Asl presentando "congrua documentazione": l'impegnativa e la prenotazione, comprensiva della data che oltrepassa il limite indicato, in base alle quali chiedere una nuova prenotazione in intramoenia a carico dell'Asl. Precisazione nella precisazione: di rimborsi non si parla, chi non ha avuto la possibilità di prenotare nei tempi e con i canali previsti ha diritto alla visita o all'esame gratuito (al netto dell'eventuale ticket). La scelta del medico o della struttura per la prestazione resta di pertinenza dell'Asl, vincolata a garantirla nei tempi indicati dall'impegnativa.

Un ulteriore paletto per mettere le aziende di fronte alle proprie responsabilità, integrativo delle azioni già messe in campo dalla Regione per garantire l'accesso alle cure e abbattere i tempi di attesa. L'accordo recentemente firmato con i sindacati prevede alcune azioni operative da realizzare con i 25 milioni assegnati ad Azienda Sanitaria Zero, a partire dalla disponibilità del 100% delle agende del sistema pubblico e del privato accreditato sulla piattaforma del Cup, che a sua volta sarà riorganizzato a partire dal capitolato per la nuova gara d'appalto (essendo quello attuale in scadenza a ottobre), il monitoraggio della domanda e l'aumento della capacità di risposta da parte del call center.

Tra gli elementi di novità, il monitoraggio complessivo della domanda di prestazioni e non solo di quelle erogate, l'incremento della capacità produttiva dell'area ambulatoriale, con l'aumento delle ore dei medici specialisti e con il reclutamento degli specializzandi, la presa in carica attiva delle prestazioni Pngla (piano nazionale gestione liste d'attesa) e la gestione con percorsi dedicati per i pazienti cronici.