Nell'Inghilterra medioevale, la lebbra si diffuse anche per colpa degli scoiattoli rossi

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Nuove prove trovate all'interno dei siti archeologici della città di Winchester attestano che durante il basso Medioevo gli scoiattoli rossi sono stati degli importanti ospiti del batterio Mycobacterium leprae, l'agente eziologico di una delle malattie più temute dalla nostra specie: la lebbra.

Questa è una scoperta estremamente importante per le nostre conoscenze relative a questo periodo e alla storia della lebbra in sé, tanto che la notizia ha avuto un grande risalto mediatico nel Regno Unito ed è stata pubblicata da un articolo sulla rivista Current Biology.

Tra le autrici più importanti di questa scoperta abbiamo Verena Schuenemann dell'Università di Basilea in Svizzera, che in un comunicato stampa, scritto insieme ad un'altra autrice della ricerca - Sarah Inskip, dell'Università di Leicester - ha chiarito che il Mycobacterium leprae ha contagiato indipendentemente le due specie, provocando però una delle più gravi epidemie della storia.

"Il ceppo di lebbra che abbiamo trovato all'interno dei resti di uno scoiattolo rosso è più strettamente correlato ai ceppi presenti negli esseri umani medievali che ai ceppi isolati moderni negli scoiattoli rossi infetti. Nel complesso, i nostri risultati indicano una circolazione indipendente di ceppi di questo batterio tra esseri umani e scoiattoli rossi durante il periodo medievale. Una condizione che non ha fatto altro che aumentare spaventosamente le dimensioni del contagio, fra comunità animali e società umane".

Questo studio permette di capire quale può essere l'importanza dell'archeologia e della zooarcheologia per comprendere meglio la storia come per capire lo sviluppo evolutivo delle malattie zoonotiche, di cui abbiamo ancora un fresco ricordo, a seguito dell'ultima pandemia provocata dal Coronavirus.

Durante la loro ricerca, le due scienziati hanno analizzato i resti di 25 esseri umani e di 12 scoiattoli, che sono stati ritrovati casualmente all'interno di due diversi siti archeologici di Winchester. Cittadina molto nota all'epoca, per essere una delle poche che presentava dei lebbrosari in cui i malati potevano rendersi utili, autoproducendosi cibo e vestiti.

Tra l'altro, gli allevamenti e la produzione di pellicce di scoiattolo rosso, usate di solito per foderare gli indumenti invernali, potrebbero aver accentuato l'epidemia, spingendo il batterio a compiere il salto di specie.

"La storia della lebbra è molto più complessa di quanto si pensasse all'inizio" ha chiarito Schuenemann alla stampa inglese. "In passato, infatti, non è stato preso molto in considerazione il ruolo che hanno avuto gli animali selvatici tenuti in allevamento nella trasmissione e nella diffusione delle malattie. La nostra comprensione della storia della lebbra sarebbe infatti incompleta, se non considerassimo questi piccoli animali".

Seppur infatti è difficile che uomini e scoiattoli si contagino a vicenda, la lebbra potrebbe aver utilizzato entrambe le specie come un serbatoio naturale, restando nascosta per degli anni e poi ripresentarsi in maniera più violenta alla migliore occasione.

La lebbra d'altronde è una delle malattie che ha compiuto il maggior numero di salti di specie nella storia. Comparsa per la prima volta negli scimpanzé, colpisce anche altri primati e perfino gli armadilli in Messico.