Perché "Baby Reindeer" è la serie tv più vista su Netflix in 30 paesi: recensione di un caso mondiale

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Baby Reindeer è la serie più vista su Netflix: tutto sulla storia vera di Richard Gadd (Foto Netflix)

Come può un uomo accettare lo stalking? Come può aspettare mesi di persecuzioni prima di denunciare? «Martha mi vedeva nel modo in cui volevo essere visto». È racchiusa in questa dolorosa confessione il senso di Baby Reindeer, l'ultimo exploit di Netflix. Più di una miniserie, più di un'autobiografia. Una confessione in piena regola. Catartica, nel caso di Richard Gadd.

Quanti sono e quanto durano gli episodi di Baby Reindeer, la serie su cui Netflix non aveva puntato

Uscita in sordina (la pubblicità che la piattaforma ha dedicato alla serie è pari a zero), Baby Reindeer si è imposta come la serie più vista su Netflix in ben 30 Paesi, tra cui l'Italia, con le sue sole forze. Grazie al passaparola. Sono 7 gli episodi che compongono questa miniserie ideata e scritta e interpretata da Richard Gadd. Che racconta una parte fondamentale della sua vita.

Gli episodi hanno una lunghezza che varia dai 27 minuti del secondo ai 45 del quarto. Il cuore del racconto senza filtri dell'attore scozzese. Una sorta di spartiacque della storia, che cambia la percezione che abbiamo delle motivazioni dei protagonisti. Sembra una frase criptica, ma non vogliamo fare troppi spoiler!

Richard Gadd e Jessica Gunning in una scena di Baby Reindeer (foto Netflix)

Baby Reindeer è una storia vera: chi è Richard Gadd

Baby Reindeer è la trasposizione televisiva dell'omonimo spettacolo teatrale da tutto esaurito che Richard Gadd ha portato in scena 3 anni dopo il grande successo di Monkey See Monkey Do. Che gli ha fatto vincere il Festival della commedia di Edimburgo. Monkey See Monkey Do è un resoconto personale e straziante della violenza subita da Gadd per mano di un uomo più grande e manipolatore che aveva conosciuto all'inizio della sua carriera. È estremamente doloroso da guardare, poiché le nascenti speranze e fantasie professionali di Gadd vengono scambiate e sfruttate, lasciandolo isolato e svuotato.

I semi di questo on-man show sono spiegati alla fine di Baby Reindeer. Che racconta la fase della vita di Gadd subito dopo quegli avvenimenti. Sebbene la cronologia e alcuni eventi siano stati «leggermente modificati per creare un climax drammatico», il comico scozzese è netto quando afferma che «è molto vero dal punto di vista emotivo, ovviamente. Sono stato perseguitato e maltrattato duramente. È tutto preso in prestito da avvenimenti che mi sono accaduti e da persone reali che ho incontrato. Ma naturalmente non si può fare la verità esatta, sia per motivi legali che artistici. Però è una storia molto vera, che nasce da una verità emotiva, e credo che sia questo il punto più sentito dalle persone».

La serie è basata sulle 41.071 mail, 744 tweet, 46 messaggi Facebook, 106 pagine di lettere e 350 ore di messaggi vocali che la donna gli ha mandato.

L'intervista a Richard Gadd

La trama di Baby Reindeer

Baby Reindeer ha per protagonista la versione romanzata di Gadd di nome Donny. Che, un giorno qualunque, incontra una sfortunata donna di nome Martha (Jessica Gunning) mentre lavora in un pub. Quello che inizia con Donny che le offre una tazza di tè per simpatia, si trasforma in una relazione contorta e complessa. In cui Martha porta scompiglio in ogni angolo e in tutte le relazioni della vita di Donny. Stalker.

Ma, quando finalmente si rivolge alla polizia per denunciare il comportamento di Martha e lei sparisce all'improvviso, Donny si scopre preoccupato per lei. E l'ossessione diventa reciproca. Attraverso l'esperienza con Martha, Donny è costretto a confrontarsi con il trauma di una passata violenza sessuale e a fare i conti con la propria sessualità.

Grandissima interpretazione di Jessica Gunning nei panni di Martha (foto Netflix)

Richard Gadd interpreta se stesso, anche se qui si chiama Donny. È la sua vita, ce la mostra in varie situazioni. Ci racconta i suoi pensieri con la voce fuori campo. È un libro aperto per lo spettatore. E Gadd recita bene la sua parte. Ma chi ci lascia davvero senza parole è Jessica Gunning. L'attrice dello Yorkshire è una rivelazione. Interpreta e restituisce tutti gli stati d'animo di Martha spesso senza aprire bocca.

Richard Gadd e Nava Mau (Teri)

Fanno parte del cast anche l'attrice e attivista messicana transgender Nava Mau nel ruolo di Teri, la donna con la quale Donny cerca di avere un relazione. Tom Goodman-Hill è lo sceneggiatore Darrien. Shalom Brune-Franklin è l'ex fidanzata Keeley, mentre Nina Sosanya è Liz, sua madre nonché padrona di casa del protagonista.

Gadd ha cercato di dirlo in tutti i modi. «Volevamo che Baby Reindeer esistesse nella sfera dell'arte e che proteggesse le persone su cui si basa». O, ancora, attraverso i suoi social. «Per favore, non fate speculazioni su chi potrebbero essere le persone della vita reale. Non è questo lo scopo del nostro show». Richiesta vana. I tabloid inglesi si sono buttati sulla storia e hanno trovato la vera Martha.

Tralasciando il fatto che nessuno si è degnato di andare a cercare il vero sceneggiatore che ha abusato si Gadd, il The Sun ha pubblicato nome, cognome, foto e intervista alla donna che (apparentemente) ha ispirato il personaggio di Baby Reindeer. La quale ha minacciato di fare causa a Richard Gadd e a Netflix. Sostiene di non aver mai stalkerizzato l'attore, pur avendolo frequentato per un breve periodo. E che, in realtà, è lei quella che è stata perseguitata da lui.

Una delle scene più toccanti e disturbanti al tempo stesso di Baby Reindeer

«Intendo chiedere un risarcimento a Netflix perché questa serie è stato presentata come una storia vera. C'è un'attrice grassa che dovrebbe essere me», ha dichiarato. «[Richard Gadd] ha ideato un personaggio chiamato Martha e mi ha messo al centro. Questo è un programma per i ventenni. Le persone che non hanno una vita, un lavoro o altro. Non voglio essere una celebrità. Sono un'avvocata molto competente. Sono molto brava. Ho una memoria fotografica e riesco a memorizzare file enormi. Nella mia scuola ero la migliore in tutto».

Perché Baby Reindeer è diversa da tutte le altre serie sullo stalking: la recensione

Richard Gadd ha trasformato la sua (dis)avventura in un thriller. Che però si discosta dal genere e da tutti gli altri tentativi di raccontare lo stalking. Perché - e questo grazie anche alla straordinaria performance di Jessica Gunning - riesce a farci provare per Martha un caleidoscopio di emozioni che vanno dalla tenerezza alla compassione. Passando, certamente, per fastidio e odio.

Ma il punto di vista di Donny, che ammette i suoi sentimenti ambivalenti nei confronti della sua stalker, ci spiazza e ci coinvolge. Ci fa fermare a riflettere: per una volta il dramma dello stalking non è trattato con superficialità. Sia chiaro, non c'è nemmeno un secondo della serie che tenti di giustificare una pratica terribile e terrorizzante come questa. Ma l'analisi che il protagonista fa dei suoi sentimenti è così sincera e spietata da metterci di fronte a sensazioni che, sebbene non ci piacciano, dobbiamo affrontare.

Tom Goodman-Hill è Darrien O'Connor, lo sceneggiatore televisivo protagonista del quarto episodio

«Volevo davvero che fosse un esame delle ramificazioni del trauma», ha dichiarato Gadd. E, in questo, coglie nel segno. Non proviamo pietà per Donny, non proviamo rabbia per i suoi errori. Cerchiamo di comprenderlo. Quanti altri film o serie tv riescono a suscitare questa reazione nel pubblico? Molto pochi.

Baby Reindeer, la spiegazione del finale e del titolo: cosa c'entra Orson Welles (spoiler)

Alla fine è come con Rosabella. Un nome legato all'infanzia. Come in Quarto potere di Orson Welles, quando, nelle scene finali, scopriamo che il nome sussurrato da Charles Foster Kane in punto di morte è quello della slitta che aveva da bambino, ultimo momento felice della sua vita, anche in Baby Reindeer scopriamo il senso del vezzeggiativo Piccola Renna solo alla fine.

Dopo la Polizia, l'arresto, la condanna, Donny non riesce a lasciare andare ancora Martha. E, un po' per preparare lo spettacolo, un po' per trovare conforto, riascolta i messaggi vocali che lei gli ha lasciato. In uno di questi, proprio mentre è disperato in un pub, vorrebbe da bere ma non ha soldi e il barista gli offre la bevanda, Martha gli racconta perché l'ha chiamato Piccola Renna fin dal loro primo incontro.

Si scopre, così, che da piccola aveva una renna di peluche con le labbra grandi e un «bel sedere». Con due genitori che non facevano altro che litigare, quel giocattolo «era l'unica cosa bella della mia infanzia. Beh, tu sei l'immagine sputata di quella renna. Lo stesso naso. Gli stessi occhi. Lo stesso bel sederino. Significa molto per me. Tu sei molto importante per me».

In Quarto potere era il marchio dello slittino...

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