Stellantis, Exor e la famiglia Agnelli: quello di cui bisogna parlare davvero

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Gli azionisti

I principali azionisti di Stellantis sono: Exor con il 23% dei diritti di voto (14,3% di azioni), Peugeot Invest con l'11% (7,1%) e lo stato francese attraverso BPI con il 9,6% (6,1%).  Ad inizio anno, quando lo stato francese ha aumentato la sua quota utilizzando il diritto al voto plurimo molti (italiani) hanno gridato allo scippo e (di conseguenza) si è tornati a parlare del peso italiano di Stellantis. Lo stato francese ha esercitato un diritto concesso a tutti gli azionisti che detengono le azioni per tre anni: lo ha fatto dopo Exor e Peugeot, e chi conosce la diplomazia francese potrebbe vederci una certa logica.

Nell'aprile del 2021, alla nascita di Stellantis, le famiglie Agnelli e Peugeot hanno siglato un patto di consultazione per rafforzare la loro relazione al fine di supportare l'impresa nel suo successo di lungo termine. L'accordo non prevede alcun obbligo di voto congiunto ma un libero scambio di opinioni che avvengono attraverso una serie di incontri periodici in cui esponenti delle due famiglie dialogano su argomenti di comune interesse, con particolare riguardo a come si è buoni azionisti di un'impresa familiare. Gli incontri sono in questi tre anni stati utili e fruttuosi. Ecco una prima buona prassi per le famiglie imprenditoriali che volessero insieme possedere un'impresa: gli azionisti sono a servizio dell'impresa e devono trovare il modo per sostenerla; incontrarsi, confrontarsi, allineare visioni e attese crea compagini azionarie coese. Nel capitalismo familiare si sente ancora dire di tanto in tanto: "il numero di soci perfetto è dispari ed inferiore a tre": in questo caso oltre al mercato sono tre come fanno ad andare d'accordo? Con alcune regole aggiuntive.

Exor ha diritto a nominare due amministratori; Peugeot e BPI (la cassa depositi e prestiti francese) uno a testa sino a quando avranno più del 5%, se BPI scendesse sotto il 5% perdendo il diritto all'amministratore e Peugeot salisse sopra l'8% quest'ultima avrebbe il diritto a indicare due amministratori. Sarebbe bastato leggere queste poche righe, che si trovano da tre anni sui bilanci di Stellantis, per evitare i fiumi di inchiostro spesi per fomentare la rivalità Italia-Francia e capire che la visione è l'uscita progressiva dello stato ed il rafforzamento dell'accordo tra le due famiglie imprenditoriali. Ecco una seconda buona prassi: con azionisti dedicati all'impresa nel lungo termine, si può avere azionisti utili e forti, anche uno stato, che contribuiscono nel medio termine.

Si tratta di competere in uno dei settori con maggior necessità di investimento e con minori margini, come dimostrano le prime trimestrali del 24 dopo un 23 in cui con minori volumi si poteva tenere i prezzi più alti. Inoltre, il settore si trova in una fase di evoluzione discontinua e dirompente, i.e. l'auto elettrica, autonoma e connessa, con nuovi concorrenti che arrivano da altri settori e con veementi tensioni geopolitiche. Non bisogna essere profondi conoscitori di Porter per capire che si tratta di un'arena competitiva in cui le uniche dimensioni possibili sono globali e le uniche geografie che contano sono i continenti.

Bernardo Bertoldi

(Docente di Family Business Strategy - Università di Torino -
bernardo.bertoldi@unito.it )