Saviano: «Il segreto di Liberato? Sa raccontare in musica la sofferenza di Napoli. Perché chi non piange non sa gioire»

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diRoberto Saviano

Ha capito che il successo comporta la vocazione di un asceta e sottrae il 90 per cento di ciò per cui vale la pena vivere. Dal 9 maggio sarà al cinema con "Il segreto di Liberato", diretto da Francesco Lettieri, Giorgio Testi e Giuseppe Squillaci

CHI È LIBERATO

Per chi non lo conoscesse, Liberato è un cantautore (italiano? Napoletano? È davvero importante questo dettaglio?), ma non solo, è anche il collante tra mondi che normalmente si incrociano, si sfiorano, ma che si toccano davvero e si abbracciano solo nella passione calcistica. Liberato questi mondi li ha uniti anche nella musica. Una musica nient'affatto banale o semplice, una musica ricercata che contamina la canzone tradizionale napoletana, quella alta, colta di Sergio Bruni, di Roberto Murolo, con l'elettronica, con il dub, con il rhythm and blues. Se mi chiedessero qual è la fascia d'età di riferimento di chi ascolta Liberato, userei la formula che si trova sulle scatole dei giochi da tavolo più sfiziosi: 0-99. Ai concerti di Liberato va chiunque, dai neonati nei passeggini ai settantenni, nessuno si scompone per le male parole ma tutti cantano; canta chi conosce il napoletano e in quelle parole ripercorre le proprie origini e si emoziona pensando alla scalinatella, e ride per il culo a cufanaturo di Cicirinella; e chi il napoletano non lo capisce con la testa, non lo comprende con la ragione, ma lo sente con il cuore. Ecco perché, che Liberato sia un cantautore italiano o napoletano è una differenza di poco conto: Liberato lo capiscono tutti perché parla una lingua universale. 

NAPOLETANO, LINGUA UNIVERSALE

Nota personale: incontro Geolier che, con il suo sorriso dolce e lo sguardo da bambino, mi dice « Robbè, te si scurdat o napulitan». Mi ha spezzato il cuore. Sipario. 

Il napoletano è una lingua antica, codificata, ma è anche una lingua viva, non cristallizzata. È una lingua che si parla e non si studia, che si parla e si scrive poco. Il napoletano appartiene al tempo presente e appartiene a chi lo usa. Ogni comunità ha il suo napoletano, ogni generazione ha il suo napoletano. Ogni famiglia ha il suo napoletano. Ogni progetto ha il suo napoletano. Il napoletano lo devi sentire, non lo devi capire, ecco perché è una lingua universale. È la lingua del sentimento struggente, del sentimento sempre malinconico. Di occhi che si velano perché il sole che si riflette nel mare acceca, ma anche perché quello che ti circonda merita sempre una lacrima. La musica napoletana è una musica bemolle, di scale minori, di persone che per amore o per miseria soffrono. Questo ci racconta Liberato: la struggente sofferenza necessaria per provare empatia. Guai a chi non piange, non sarà in grado di gioire. Guai a chi non capisce il napoletano, ha il cuore il letargo. 

O CORE NUN TEN PADRONE

Se invece il tuo cuore è sveglio, il tuo cuore viaggia e, tra parole e immagini - le parole di Liberato e le immagini dei video di Francesco Lettieri - si racconta storie. E il tuo cuore si racconta la storia di una città che è universale, e per questo sempre esagerata, perché vuole contenere tutto, perché quasi per tradizione deve contenere tutto. Il tuo cuore si racconta la storia di una città che tributa sei mesi di festeggiamenti a uno scudetto, di una città che anche quando accoglie turisti lo fa in maniera smodata, senza capirci niente, senza sapere come convivere con questo fiume di gente che sembra in balia di un filtro d'amore. Di gente che compra piccole ampolle con l'aria di Napoli, che invade le strade, che chiede informazioni solo per vedere se è vero quel che si dice, e cioè che i napoletani, se li interpelli, poi ti raccontano vita morte e miracoli, soprattutto miracoli. Un fiume di visitatori che non va spiegato guardando a Venezia o Firenze; un fiume che non va nemmeno fermato perché la città è giovane e ha voglia di lavorare. Ha bisogno di lavorare. Ma cosa c'entra Liberato con tutto questo? Liberato è parte dell'innamoramento, ne è finanche un po' responsabile e, in un ipotetico puzzle, i suoi tasselli sarebbero quelli che, quando li incastri, finalmente il disegno prende forma. 

CONOSCO IL SEGRETO DI LIBERATO

Il segreto di Liberato è un film onirico, di quelli che piacciono a me. È racconto intimo, è musica e concerti, è documentario, è film d'animazione. È un film onirico perché onirica è la storia del cantante mascherato, dell'artista di cui nessuno conosce l'identità ma che esiste davvero perché tutti lo vediamo, perché sale sul palco, perché ha una voce, perché tocca i tasti di un pianoforte. Conosco il segreto di Liberato perché in questi anni ho provato a seguire le sue tracce, ho provato a scavare tra i testi dei suoi brani, a captare i segnali che mandava, perché so che in fondo quello che Liberato desidera più di ogni altra cosa è che qualcuno, uno a cui lui non ha desiderato svelare il suo segreto, gli metta una mano sulla spalla e gli dica: « Guagliù, e spaccat' »". 

UNA QUESTIONE DI IDENTITÀ

Quello che generalmente si ignora è che essere una persona conosciuta è una dannazione. Non mi fraintendete, sono grato a chi mi segue, a chi mi legge, a chi apprezza il mio lavoro, e come me lo è chiunque goda di riconoscibilità pubblica. Ma diventare famosi sottrae terreno al 90 per cento di ciò per cui vale la pena vivere. Liberato ha mantenuto, sino a ora, intatta la sua sfera privata. Ha permesso solo a poche persone di conoscere la sua identità e ha dimostrato in questo una grande modernità. Ha compreso che oggi essere un personaggio pubblico significa avere la vocazione di un asceta. Puoi essere fotografato e filmato in qualsiasi momento, mentre stai facendo qualsiasi cosa. Qualunque dichiarazione può essere ripresa all'infinito, qualunque caduta ti sarà rinfacciata. E la paura di sbagliare è nemica della creazione artistica. La compressione del corpo è nemica della creazione artistica. La costruzione che sempre i media fanno di un personaggio pubblico è già di per sé character assassination, perché per costruire il profilo pubblico, stanno uccidendo quello privato. Perché nemmeno più i tuoi genitori ricorderanno come eri prima di diventare famoso, anche i tuoi fratelli e le tue sorelle crederanno al gossip e alle fake news che verranno create e diffuse su di te e quando tu gli dirai che nulla è vero, stenteranno a crederti. 

9 MAGGIO, UN SENTIERO COMUNE

Tutto è iniziato il 9 maggio 2017 e tutto vi sarà raccontato, finalmente, il 9 maggio 2024, sette anni dopo. Liberato è una persona che si chiama Liberato. Liberato è un nome antico. Liberato è il nome di una persona che ama la musica, o forse di due persone che amano la musica, questo sta a voi scoprirlo. Liberato è anche il nome di un progetto che, dal 2017 a oggi, ha unito vecchi e nuovi amici che si sono trovati a percorrere lo stesso sentiero e, nel frattempo, a fare musica e raccontare storie, a organizzare eventi e situazioni. Poi tutto è cresciuto, dai concerti in mare a quelli negli stadi, ma nulla è sfuggito di mano, e la sensazione è che tutto sia rimasto in equilibrio ma per un pelo, perché mancava il volto, mancava l'identità, mancava il bersaglio su cui fare centro, da colpire al cuore, da annientare e far cadere. E nel racconto che nel film Liberato e i suoi compagni di viaggio fanno del successo, ho colto una luce familiare nei loro sguardi, più terrore che gioia. O forse mi sbaglio, ed è invece gratitudine verso il caso, verso il fato, verso la ciorta - chiamatela come volete - per il pericolo scampato. La paura di quel che sarebbe potuto accadere se Liberato che ama la musica, oltre a un nome avesse avuto anche un volto, un corpo con un bersaglio disegnato sopra. 

IL ROMANZO DI ADAM

E poi c'è Adam, Adam Jendoubi che è stato protagonista di molti dei video girati da Francesco Lettieri per Liberato. Adam che è sintesi di culture, metà tunisino metà polacco ma perfettamente napoletano. Adam che ha disposto la vita in forme nuove e inaspettate. La prima volta che ho visto Adam era di spalle, i rumori della città silenziosi. Notte fondissima, quasi alba. Lui è sul lungomare. Partono le prime note di Tu t'e scurdat' 'e me e inizia lo spettacolo: lo spettacolo di Napoli. Adam è poco più che un adolescente nei video di Liberato ed è protagonista della più classica e delle più belle tra le storie d'amore: un ragazzo dei vicoli, faccia pulita, bellissimo, si innamora di una ragazza borghese, di una posillipina. Lei non può che cedere all'amore di lui perché lui e Napoli sono una cosa sola. Adam, figlio di due immigrati, di due culture distanti e che Napoli ha saputo rendere prossime come sempre fa questa città che tutto avvicina, dando cittadinanza universale a chiunque la attraversa e vive. Adam è finito, come si dice a Napoli, con un'espressione delicata che non vuole ferire chi gli ha voluto bene. Ma nel film c'è, con tutta la sua tenerezza. 

SIAMO ALLA FINE: CHI È LIBERATO?

Liberati siamo noi, perché abbiamo capito che incredibilmente anche oggi non serve un volto per piacere agli altri. Liberati siamo noi perché, alla fine di tutto, abbiamo imparato una lezione importante: restano le storie, quelle in cui riusciamo a immedesimarci, quelle che ci fanno stare bene e quelle che ci ricordano una ferita che non si rimarginerà mai. Liberati siamo noi perché verso Liberato e la sua musica possiamo provare solo gratitudine, piacere, ma non livore, non invidia... non sapremmo verso chi indirizzare questi sentimenti che sono umani, che sono comuni, che sono quasi ovvi, ma che ci avvelenano. Liberati siamo noi che dobbiamo imparare ad avere rispetto per l'arte, a cui non dobbiamo mai chiedere più di quanto possa e voglia darci. Liberato ci ha dato tutto, ma non la sua identità e questa privazione è un regalo. Liberato ci ha dato la sua musica, in purezza. Via tutto il resto. Via tutto il superfluo. Il 9 maggio andate al cinema a vedere Il segreto di Liberato e poi pensate al vostro di segreto e tenetelo dentro, nascondetelo bene, dove nessuno potrà mai trovarlo. 

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4 maggio 2024

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