Il 25 aprile divide Civitanova, Troiani rilegge la storia da destra «Uccisi molti fascisti innocenti»

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La cerimonia a Civitanova

di Laura Boccanera

«Il Paese è guidato da una classe politica che fa fatica a nominarsi antifascista, nel simbolo di Fratelli d'Italia c'è ancora la fiamma tricolore». E' stato un 25 aprile di divisioni, nei fatti e nei discorsi a Civitanova.

Francesco Peroni presidente Anpi

Nei fatti perché come anticipato ieri dal presidente dell'Anpi Francesco Peroni l'associazione non avrebbe partecipato al momento conclusivo della celebrazione in sala consiliare con lo storico Giuseppe Parlato, nei discorsi perché, per quanto proprio lo storico abbia cercato di illustrare la componente plurale della Resistenza, ci ha pensato il presidente del consiglio Fausto Troiani ad evitare accuratamente la parola "antifascismo" nel suo discorso parlando genericamente della «liberazione dall'occupante straniero» e di "damnatio memoriae nei libri di storia" posizionandosi in una frangia molto più estrema rispetto alle parole dello storico che invece sono state all'insegna di una ricostruzione dettagliata, suggerendo la via dello studio e del rispetto delle memorie quale strada per una pacificazione nazionale ancora lontana a venire.

In piazza Gramsci questa mattina fra striscioni inneggianti all'antifascismo con su scritto "W l'Italia antifascista e 25 aprile festa della liberazione dal nazifascismo" a prendere la parola sono stati il sindaco Fabrizio Ciarapica e il presidente Anpi Francesco Peroni che, pur ringraziando l'amministrazione ha rimarcato una differenza e spiegato le ragioni della diserzione: «sentiamo il bisogno di raccontare e ricordare in questa piazza intitolata a Gramsci, vittima del carcere fascista, perché oltre a festeggiare la vittoria dell'Italia avvertiamo il bisogno di raccontare alle nuove generazioni che in quel tempo dall'8 settembre del '43 al 25 aprile del '45 il popolo italiano, cittadini, operai, i militari che hanno rifiutato l'arruolamento, si sono uniti nella lotta clandestina nelle città, sulle montagne, per dire definitivamente e per sempre no al fascismo al totalitarismo e ingiustizia. Cattolici, liberali, comunisti hanno fatto nascere la nostra Costituzione.

L'Italia che è nata dal 25 aprile è nata sulle ali dell'antifascismo. Eppure in questi anni a guidare il nostro paese ci sono politici che fanno fatica a nominarsi antifascisti, o forse non lo possono fare perché non si sentono proprio antifascisti.

Il partito del presidente del Consiglio ha ancora nel simbolo quella fiamma tricolore che nasce dalla tomba di quel dittatore che trascinato il nostro Paese nell'oblio. Da anni questa classe politica cerca di riscrivere la storia del nostro Paese, ma noi che l'antifascismo ce l'abbiamo nel sangue siamo qui anche per opporci alla volontà di travisamento della storia. E anche nella nostra città organizzato dopo questa cerimonia è stata organizzata una conferenza con il professor Parlato, affine e artefice di questa cultura di destra. Non parteciperemo e preferiamo recarci al cimitero di porto Civitanova ad omaggiare la lapide dei civitanovesi caduti e lo faremo cantando il nostro inno, quel "Bella ciao" che ancora scalda i cuori di ognuno che oggi come allora manifesta e lotta per la libertà».

L'INCONTRO - In sala del consiglio dopo le deposizioni di corone e i momenti celebrativi è stato il momento dello storico Giuseppe Parlato che però ha preso la parola dopo il discorso del presidente del consiglio Fausto Troiani che ha acutizzato ancora di più quella spaccatura emersa in piazza Gramsci: «parlerò da uomo di destra - ha esordito Troiani - per parlare del 25 aprile, data della liberazione della patria dall'occupante straniero. Festa di una libertà raggiunta con spargimento di sangue, molto più dalla parte dei vinti.

Il presidente del consiglio Fausto Troiani

Dopo il 25 aprile molti, anche se non avevano mosso un dito contro i partigiani, furono giustiziati perché fascisti. Sicuramente fu un periodo drammatico quello dal '44 al '47: persone disarmate e uccise senza processo solo perché schierati e simpatizzanti della parte avversa. I libri di storia ufficiali su cui hanno studiato per anni generazioni di studenti non hanno mai menzionato, hanno negato e taciuto in una sorta di damnatio memoriae che in Italia ci sia stata una sanguinosa guerra civile - ha continuato Troiani tracciando la sua personale storia - ben oltre la fine della caduta del regime fascista, un periodo durante il quale migliaia di italiani sono stati vittime delle più bieche vendette senza risparmiare donne e bambini. Il tempo guarisce tutte le ferite, ma non può cancellare la verità dei fatti seppure sono trascorsi 80 anni di damnatio memoriae con alterazioni e omissioni di ciò che è accaduto in quegli anni», conclude omettendo di ricordare, ad esempio, i rastrellamenti nazifascisti contro civili innocenti.

Giuseppe Parlato

Delle tante anime della Resistenza e della fatica a trovare una memoria condivisa e una pacificazione ha parlato lo storico e presidente della fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice: «la Resistenza non è stata un monolite - afferma - ci sono state forme plurali di antifascismo, ogni anima lo interpretava in base alla propria storia, pur avendo obiettivi comuni erano diversi metodi e finalità».

Differenze da cui emerge - secondo Parlato - la reciproca diffidenza che in fasi alterne si è superata in periodi come quello della formazione della Repubblica e la nascita della Costituzione e acutizzata ad esempio negli anni '60.

«Usare la Resistenza e il 25 aprile per combattere politicamente gli avversari è legittimo se è politico - conclude Parlato - ma è un errore se storico e svilisce la Resistenza che con le sue luci e ombre è stata necessaria perché l'Italia recuperasse il senso della libertà e democrazia.

Il prossimo anno saranno 80 anni dalla fine della guerra, dopo 80 anni penso si possa fare un discorso storico, dal quale emergano i valori fondanti della Costituzione. Il modo meno divisivo per celebrare il 25 aprile credo sia riportare alla storia i suoi valori affinché dittature e totalitarismi non si affaccino più sul nostro domani».

C'è stato poi anche un altro 25 aprile segnato da un manifesto che la lista dell'ex sindaco Tommaso Corvatta ha mostrato lungo Costamartina per riportare invece l'attenzione all'attualità e all'urbanistica con le lottizzazioni in corso. Questa mattina Corvatta, assieme ad alcuni attivisti hanno infatti esposto uno striscione con su scritto: "25 aprile 1945 Italia liberata, 25 aprile 2024 liberiamo Civitanova dalle speculazioni".

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L'intervento del sindaco Fabrizio Ciarapica è iniziato con un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito «a portarci verso la pace e la democrazia. Il 25 aprile è giorno che celebra la Resistenza e la Liberazione dall'oppressione nazifascista - ha detto il primo cittadino - Fu un giorno di festa per tutta la nazione perché non solo terminava la Seconda Guerra Mondiale, ma terminava anche una guerra civile iniziata l'indomani dell'8 settembre del '43. Una guerra fratricida di italiani contro italiani che disseminò dolore, morte, stragi, persecuzioni e deportazioni in tutto il territorio nazionale. Oggi più che mai è importante preservare la memoria di quei tempi bui e riaffermare il nostro impegno a favore della pace, della solidarietà e della democrazia. Sono valori fondamentali che dobbiamo difendere con determinazione e coesione, soprattutto alla luce dei tragici conflitti che sono in corso ai nostri confini. Che questa giornata - ha concluso Ciarapica - ci riempia di orgoglio e ci stimoli a seguire l'esempio dei nostri predecessori nel promuovere una società più giusta e più libera per tutti».

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