Palla avvelenata. Il governo tira dritto sul controllore pubblico dei conti dei club, scontro con la Figc

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Dalle critiche latenti del mondo dello sport contro la proposta di mettere sotto il controllo di una nuova agenzia i bilanci delle squadre di calcio, si è passati al confronto aperto tra  Figc e governo. Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, ha confermato di voler far nascere un ente terzo e pubblico per la vigilanza economica sui club professionistici, che dovrebbe prendere il posto della Covisoc, l'organismo tecnico indipendente, interno alla Figc.  La proposta (che riguarda anche il basket)  "è quella di rendere esterni i controlli fino ad ora svolti soltanto in ambito interno", ha tirato dritto l'ex presidente del Credito Sportivo, replicando alle perplessità, per usare un eufemismo, delle società e della Federazione calcistica che lunedì 6 maggio riunirà i propri organi per discutere la proposta.  I modi non sono piaciuti, né sono  andate giù al presidente della Figc, Gabriele Gravina, le ricostruzioni fatte da fonti del ministero pronte a raccontare che il numero uno del calcio italiano era al corrente da molto tempo dell'intenzione di dare vita al nuovo ente. ""Non ho mai sentito parlare del progetto di istituire un'Agenzia di controllo sui bilanci delle società professionistiche prima di venerdì scorso. Mesi fa il ministro Abodi mi ha solo accennato di una sua idea di rivedere i criteri di nomina dei componenti della Covisoc, chi dice altre cose afferma il falso", ha replicato Gravina.

A stretto giro Abodi ha ribadito la sua posizione.  "Vorrei ricordare che l'inserimento del comma 10-bis nell'ambito del correttivo che abbiamo portato in Consiglio dei Ministri la scorsa estate conteneva una norma sui controlli finanziari sulle società professionistiche. Il tema è quindi oggettivamente nell'agenda da circa un anno e quindi è del tutto evidente e prevedibile che sarebbe arrivata una proposta". Il riferimento è a un articolo del decreto Pa-bis, licenziato dal consiglio dei ministri a luglio di un anno fa, che comunque conteplava il ruolo della Covisoc.  Già allora lo stato di salute economico dei club, dalla Serie A alla Lega Pro, era sotto la lente del governo. A febbraio il ministero dell'Economia aveva aperto un tavolo tecnico sul fisco e sulla sostenibilità finanziaria del settore, che tuttavia si è riunito soltanto un paio di volte. 

Dai toni, Abodi non soltanto non ha gradito la reazione della Figc, ma le circostanze  in cui la proposta è diventata di dominio pubblico. "Il testo, divulgato senza autorizzazione e non dagli uffici del mio dicastero, è una bozza, prima di arrivare in Consiglio dei ministri potrà subire delle migliorie".  Non sarà comunque stravolto nella sostanza, ha confermato il ministro. Ci sono limature da fare, spiegano dal ministero. Bisogna evitare di incappare in sanzioni Fifa e Uefa, possibili se si ravvisano ingerenze governative, come potrebbe essere letta la possibilità che sia di fatto una agenzia emanazione del governo a decidere se una squadra, data la sua situazione finanziaria, può iscriversi o no a un campionato. Anche per questa ragione il provvedimento non sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedì 6 maggio. Più probabile che arrivi nella riunione successiva. "La federazione, quindi", taglia corto Abodi, "avrà il tempo necessario per poterla studiare, approfondire e per avanzare eventuali proposte".

Secondo la bozza circolata l'agenzia avrebbe autonomi poteri di iniziativa nello svolgimento delle funzioni di controllo e vigilanza. Un ente cui verrebbe demandato anche il compito di verificare la documentazione prevista dalla normativa federale ai fini del rilascio della licenza nazionale per la partecipazione alle competizioni emettendo, a tal fine, un parere vincolante. Tale agenzia potrebbe anche effettuare verifiche e ispezioni presso le sedi delle società. Ma non è tutto, perché sarebbero gli stessi club a dover pagare i costi per il funzionamento dell'agenzia, quantificati in 2,5 milioni l'anno.

 L'organo sarebbe di stampo collegiale con massimo 30 unità e dunque formato da un presidente e due componenti nominati dal presidente del Consiglio dei Ministri o dall'autorità di governo competente in materia di sport (il ministro Abodi in questo caso). La durata del mandato delle cariche sarebbe di 4 anni, senza la possibilità di essere rinnovate e inoltre sarebbero incompatibili con gli organi di vertice del Coni, delle Federazioni con settori professionistici e con gli organi di vertice delle leghe di riferimento.