Georgia, l'oppositore Gvaramia: «Contro questo governo di oligarchi servono delle sanzioni»

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diMatteo Castellucci

Continuano le proteste contro la «legge sugli agenti stranieri». Il giornalista, ex ministro, spiega: «Più dell'80 per cento della popolazione vuole entrare nell'Unione Europea. Faremo di tutto per non tornare all'Urss»

«Dopo il discorso di lunedì, la "legge russa" non è l'unico problema con un governo che si sposta sempre di più verso la Russia», spiega Nika Gvaramia, giornalista georgiano, dissidente, due volte ministro tra il 2008 e il 2009. «Legge russa» è come nel Paese caucasico chiamano la norma sugli «agenti stranieri» a cui, come un anno fa, si oppongono proteste di massa, perché ritenuta ricalcata sul modello del Cremlino. Obbliga alla registrazione media, associazioni e ong che ricevano dall'estero più del 20 per cento dei loro finanziamenti, ammantando la repressione sotto la burocrazia. Sogno Georgiano, il partito al governo, l'ha ripresentata: ha ottenuto due approvazioni delle tre necessarie in Parlamento; ha reagito con la mano pesante alle (nuove) manifestazioni. 

Perché ritiene così gravi i fatti di lunedì? 

«È la terza settimana in cui si sono viste grandi folle nelle strade di Tbilisi, per tre volte con più di centomila persone. Questo lunedì invece c'è stata la manifestazione del governo — risponde Gvaramia all'indomani del comizio —: non è stata un'iniziativa spontanea dei cittadini, ma dell'esecutivo, che ci ha speso milioni. A essere davvero disastroso è stato il discorso di Bidzina Ivanishvili (ex premier e fondatore di Sogno Georgiano, ndr). Peggio della legge: terribile, senza precedenti. Ha parlato di sovranità da difendere, della rivoluzione del 1993 come un colpo di Stato occidentale; ha detto che la guerra in Ucraina sarebbe il tentativo di trascinarci in un conflitto globale. Poi ha assicurato che Sogno georgiano punirà gli agenti stranieri e farà giustizia dei globalisti… che saremmo tutti noi, l'opposizione. È stato un discorso pieno di odio e aggressività, che ha promesso vendetta e repressione, e molto filorusso. Un discorso che, temo, ricorderò nella Storia del mio Paese». 

A che punto è l'iter della legge? 

«Ora ci sono dieci giorni di vacanza, più di quelli abituali per la Pasqua ortodossa. Li hanno proclamati all'improvviso: forse è un modo per contenere le proteste. Finiranno il 17 maggio e credo che possano cercare di far coincidere il terzo voto con questa giornata rilevante per la comunità Lgbt (il 17 maggio è la giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, ndr). Così chi manifesterà contro la legge russa verrà bollato come "propagandista Lgbt". Sono le solite provocazioni di Sogno Georgiano: mettere etichette fa parte della propaganda per la rielezione».

La presidente Salomé Zourabichvili può fermarla? 

«Lei metterà il veto, ma Sogno Georgiano può ribaltarlo (il governo può contare su una maggioranza di 83 deputati su 150, ndr). Non ho dubbi che ci sarà la terza approvazione e poi verrà aggirato il veto. Zourabichvili è l'ultima istituzione politica e costituzionale che combatte per le nostre aspirazioni occidentali…»

Che sembrano largamente condivise dai cittadini, scesi in piazza — come nel 2023 — con le bandiere blu dell'UE affianco a quelle bianco-rosse della Georgia. 

«Più dell'80 per cento della popolazione è a favore dell'integrazione europea, secondo ogni sondaggio condotto qui nell'ultimo decennio. La gente vuole far parte dell'Europa: probabilmente abbiamo alcune delle percentuali più alte tra i Paesi che aspirano a entrare nell'Unione Europea (la Georgia ha ricevuto lo status di Paese candidato a dicembre dell'anno scorso, ndr). È una scelta storica della Georgia, non solo delle sue ultime generazioni. Questa nazione è Europa: non è uno Stato filoeuropeo dell'Asia, è un Paese con una società europea: fa parte del nostro passato, ed è la nostra volontà. Faremo del nostro meglio per non tornare all'Urss». 

Le istituzioni comunitarie hanno condannato la repressione: può bastare? 

«La pressione dovrebbe essere ancora più forte. Non abbiamo un dittatore, ma degli oligarchi. Gli oligarchi che si sono impadroniti dello Stato sono ancora dei politici, quindi sono sensibili a strumenti e leve politiche. Hanno bisogno della politica per difendere i loro patrimoni. Per questo, con loro, serve un approccio diverso: sanzioni finanziarie, asset congelati, divieto di ingresso per Ivanishvili e i suoi parenti all'estero. Stanno sfruttando tutte le opportunità dell'Occidente per i loro interessi, ma precludono questa possibilità ai georgiani ordinari… impediscono loro di essere parte del modo di vivere europeo. Dobbiamo trascinare gli oligarchi fuori dalla loro comfort zone». 

Il 26 ottobre ci saranno le elezioni: pensa che Sogno georgiano perderà la maggioranza? 

«Due cose. Non hanno alcuna chance di vincere elezioni eque, zero. La seconda: proveranno a usare il loro potere. Dobbiamo provare a infrangerlo. È l'aspetto su cui abbiamo più bisogno del know how delle democrazie occidentali, più di diplomazia e compromessi. Quelli di Sogno Georgiano sono alla russa: nel loro modus operandi non possono compromettere il compromesso, lo ritengono un segnale di debolezza. Ivanishvili è uno di loro, capisce solo la paura. Va costretto a fare la cosa giusta… deve ritenere che una transizione pacifica serva alla sua sopravvivenza». 

Lei è già stato in carcere, tredici mesi (da maggio 2022 a giugno 2023), per motivazioni politiche. Teme per la sua sicurezza? 

«Sì, ma non ho paura. Non è il momento della paura. Ma è altamente probabile che ci riprovino, specialmente dopo il discorso di lunedì. Per citare le parole di Jean Monnet: non sono ottimista né pessimista, sono determinato. Ora ho fondato un partito politico, che sta ottenendo le migliori rilevazioni nei sondaggi tra le nuove formazioni. Proveremo a cambiare il panorama politico georgiano, nel segno dell'unità, per essere decisivi per la formazione del prossimo governo, che sarà una coalizione tra le forze dell'opposizione».

4 maggio 2024 ( modifica il 4 maggio 2024 | 19:11)

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