Venezia, la noce di mare «invasore» prima del granchio blu: ha dimezzato il pesce

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diGiorgia Zanierato

Il mollusco gelatinoso in laguna divora plancton e larve, facendo calare il pescato del 40 per cento

Prima del granchio blu, un altro «invasore» ha portato il pescato lagunare a calare di quasi il 40 per cento: la noce di mare. Un mollusco gelatinoso e trasparente, lungo poco più di qualche centimetro, praticamente invisibile, eppure capace di intasare le reti dei pescatori e di divorare grandi quantità di plancton e larve preziosi per la pesca. Uno studio del dipartimento di Biologia della sede di Chioggia dell'università di Padova, in collaborazione con l'Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste e i pescatori locali, è riuscito ora a dimostrare che se il pescato lagunare è diminuito così tanto tra il 2014 e il 2019 è «colpa» del proliferare di questa specie aliena nel nostro ecosistema. «Il granchio blu non è l'unico invasore della nostra laguna — dice il dottorando, primo autore dello studio, Filippo Piccardi — e il rischio è che queste invasioni biologiche portino alla perdita totale di una tradizione di pesca lagunare quasi millenaria che utilizza attrezzi estremamente sostenibili».

Proliferazione nel 2014

Pubblicato sulla rivista internazionale Hydrobiologia, lo studio ha permesso di ricondurre la prima comparsa dello Mnemiopsis leidyi (questo il nome scientifico) nella laguna di Venezia attorno al 2010, e la sua successiva esplosione nel 2014: un boom che coincide con l'aumento significativo delle temperature delle acque. Il cambiamento climatico è infatti il primo fattore a favorire la migrazione di specie non autoctone e dunque il loro proliferare nella laguna, assieme agli impatti umani come può essere il moto ondoso, che turbando gli ecosistemi costieri ne diminuiscono la capacità di resistere alle invasioni. «Specie invasive come noce di mare e granchio blu sono una tragedia ambientale e sociale — dichiara il docente coordinatore dello studio Alberto Barausse — che va affrontata cercando strategie di mitigazione e adattamento sostenibili, che rispettino gli ecosistemi locali i quali sono la nostra principale protezione contro le specie invasive».

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2 maggio 2024

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