Tra favola e realtà la moda si reinventa. Diana Vreeland e Anna Wintour le vere icone di stile del Met

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diGian Luca Bauzano

Questo il tema del Met Gala 2024: Sleeping Beauties: Reawakening Fashion, cioè Le belle addormentate: il risveglio della moda. Come le direttrici mito di Vogue hanno trasformato una cena di gala in un evento mondiale. Anna Wintour e i suoi storici arrivi alla serata con look unici e indimenticabili  

Il vero interrogativo non è: chi arriverà sul red carpet, ma chi sarà il principe o principessa (rainbow) che domani pomeriggio 6 maggio risveglierà la moda. Conto alla rovescia per il Met Gala edizione 2024, inaugurazione dalle 17.30 Usa, circa la mezzanotte italiana. Evento di cui si sa tutto, tranne gli elementi fondamentali: allestimento della mostra e del gala dinner, i 250 pezzi esposti, scelti dalla collezione permanente dell'Anna Wintour Costume Center (già Costume Institute) e come apparirà sul red carpet madama  Wintour, dal 1995 gran sacerdotessa dell'evento, negli States conosciuto come Met Ball. I nomi di un centinaio di ospiti, l'ok arriva solo da Wintour, sono stati postati e si danno per confermati: tra questi Zendaya e Timothée Chalamet solo per citarne due della «new generation». Certissimi invece  due elementi: dress code per gli ospiti e titolo della mostra. Il primo è «Garden of Time», il «Giardino del tempo», ispirato a un racconto del 1962 di J. G. Ballard: speriamo che nessuno venga etichettato con la storica massima di Miranda Priestly: «Floreale per la primavera? Avanguardia pura». L'altro il titolo: Sleeping Beauties: Reawakening Fashion, ovvero Le belle addormentate: il risveglio della moda. 

Anna Wintour al Met Gala: tutti i look indossati negli ultimi 20 anni

Se la scelta dei 250 preziosi pezzi esposti è totalmente dall'archivio, indubbio che questa sia un'indicazione del senso di questa edizione e anche del gran daffare di Wintour a fare del Met Gala 2024 un evento stratosferico a detta dei media Usa. Il verbo ufficiale del Met Museum di New York, Andrew Bolton, curatore del Costume Center, spiega: «Si tratta di circa 250 pezzi dal grandissimo valore storico e di incomparabile bellezza. Così fragili e delicati però da non poter mai più essere indossati: ecco a cosa si riferiscono le belle addormentate del titolo». Circa 250 pezzi, tra capi e accessori datati in un arco temporale di quattro secoli. Ma il risveglio della moda? Bolton aggiunge. «Abbiamo scelto il mondo naturale come metafora visiva della transitorietà della moda. Così la mostra esplorerà i temi ciclici della rinascita e del rinnovamento. Lo farà infondendo nuova vita a questi oggetti storici attraverso attivazioni creative e immersive progettate per trasmettere i profumi, i suoni, le consistenze e i movimenti degli indumenti che non possono più interagire direttamente con il corpo».⁠

Nelle parole di Bolton, avvallate come i nomi degli ospiti da Wintour, il messaggio che la moda deve trovare la volontà di rinascere. Uscire da uno stallo, dal giro di poltrone di creativi. Andare a ripescare i pezzi forti di quattro secoli, nell'archivio di un museo è operazione meravigliosa per offrire al mondo la possibilità di vedere pezzi unici. Ma suona anche un po' come la favola bella che tutti vuole illudere, raccontata dai fashion designer che giungono in un nuovo augusto brand e come prima cosa affermano che non ne tradiranno le radici, riporteranno a nuova vita i «pezzi iconici dell'archivio». Tradotto, c'è necessità oggi di aria nuova. 

L'immagine ufficiale del Met Gala 2024

Wintour in questo momento sembra raccogliere e per la seconda volta, l'eredità di Diana Vreeland a poco più di 50 anni dalla svolta data dall'allora già ex direttora di Vogue Usa. Quindi portare una ventata di freschezza. Vreeland era stata a capo di Vogue dal 1962 al 1971, quando venne amabilmente invitata da Condé Nast a lasciare la sua poltrona. Ma già nel 1972 l'allora direttore del Met Museum di New York, Thomas Hoving, la chiama all'allora Costume Institute in qualità di Special consultant. Vreeland aveva compiuto una prima rivoluzione a Vogue negli anni Sessanta, ne compie un'altra al Met trovando una nuova formula per il Met Gala. Non più solo una cena per raccogliere fondi con un dress code basico. La cena diventa una festa leggendaria abbinata alla mostra.

Il primo Met Gala come è inteso oggi, ha luogo nel 1973 in occasione della mostra «The World of Balenciaga». Nota a margine: sembra che l'arrivo di Vreeland al Met fosse legato anche a una generosa donazione da parte di Jacqueline Kennedy Onassis. A Vreeland la ex signorina Bouvier doveva il suo indementicabile e tanto celebrato stile da First Lady. Vreeland muore nel 1989. Il giorno del funerale, il fotografo Richard Avedon disse pubblicamente: «Diana viveva di un'immaginazione governata dalla disciplina. Nessuno l'ha eguagliata». E proprio il Met Gala le rende onore nel 1993 con la mostra: Diana Vreeland: Immoderate Style. Un'epoca era tramontata. Serviva una rinascita. Arriva Anna Wintour. Nel 1995 viene nominata come presidente del comitato organizzativo. A dire, decide tutto

La manifestazione inizia a riprendere smalto. Nel corso di un decennio diventa un evento di respiro internazionale. Wintour con la sua presenza fa ciò che aveva fatto Vreeland nel 1973. Nel 2012 il Costume Institute viene chiuso per ristrutturazione. Riapre nel 2014 con una mostra omaggio a Charles James, all'epoca acquisito dal magnate Harvey Weinstein (pre #MeeToo), per la stilista Georgina Chapman, all'epoca sua moglie. E la mostra fa da cassa di risonanza all'investimento. Nell'ultimo decennio un susseguirsi di eventi dove le mostre hanno fatto da riflesso ai cambiamenti in atto nel mondo. Nel 2015 è la Cina protagonista (China: Through the Looking Glass), l'anno seguente la tecnologia (Manus x Machina: Fashion in a Age of Technology)

E ancora il mondo made in Japan di Rei Kawakubo (2017) e il rapporto con i paramenti della religione Cattolica (Heavenly Bodies: Fashionand the Catholic Imagination, 2018). Poi focus sul made in Usa: America: An Anthology of Fashion (2022). Nel 2023 la celebrazione di Karl Lagerfeld post scomparsa. Ora «bisogna coltivare il proprio giardino». Wintour sembra voler dire che la moda deve ritrovare i suoi codici storici per tornare ad auto alimentarsi, far sognare nuovamente e, ovviamente, rimettere in moto un mercato non fatto solo più di «icon» e di «it». E dove mai ri-trovare le radici se non nell'archivio del museo dove sono custodite? Natura e tecnologia in dialogo la via per far rifiorire la moda.   

2019: il cantante Harry Styles e (a destra) lo stilista Alessandro Michele, all'epoca direttore creativo Gucci al Met Gala, tema «Camp: Notes on Fashion»

5 maggio 2024 ( modifica il 6 maggio 2024 | 09:24)

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